ASSASSINI SERIALI IN CORSIA IN EPOCA DI PANDEMIA: IL CASO DELL'INFERMIERE DI CATANIA
- Alessandro Cariulo
- 16 lug 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 18 lug 2022

"Ero frustrato per i continui spostamenti di reparto", così spiega i suoi crimini, due omicidi accertati al momento, Vincenzo Villani Conti, infermiere modello di Catania che aveva ricevuto diversi encomi per l'ottimo lavoro svolto. Ha colpito agendo nella notte, come un fantasma, tra i letti dei reparti dell'ospedale di Catania nel periodo di emergenza Covid-19, tra il 2020 e il 2021. Alle vittime, scelte a caso tra gli anziani degenti, veniva iniettata una dose massiccia di benzodiazepine, in particolare Midazolan e Diazepam. Sono in corso indagini per chiarire l'eventuale responsabilità del killer per altre morti sospette avvenute in quello stesso periodo.
Villani Conti era un assassino seriale a tutti gli effetti, un assassino in corsia, un cosiddetto Angelo della Morte, un killer pianificatore che non lasciava niente al caso.
Ma perchè ha ucciso? Se prendiamo come riferimento la Classificazione Multi – Motivazionale dei serial killer, tutti gli assassini seriali ucciderebbero perché spinti a realizzare una missione (di tipo morale, di vendetta o psicotica), per soddisfare un personale bisogno psico-sessuale, per sentirsi forti imponendo il proprio potere sul prossimo o, nella maggior parte dei casi, per un mix di queste motivazioni.
Nel caso specifico dobbiamo analizzare due aspetti: Villani Conti dà una spiegazione diretta, ovvero la vendetta nei confronti dell'ospedale. Questa può essere considerata a tutti gli effetti una motivazione superficiale. Ma quando confessa i reati agli psicologi che lo avevano in cura, lui parla di "frustrazione legata al trattamento ricevuto dai suoi superiori". Tradotto: ha ucciso perché avere la vita di altri esseri umani nelle sue mani è un vero e proprio riscatto, un modo per affermare il suo potere, ecco la vera motivazione, quella profonda. Come ogni altro assassino seriale che uccide tra le corsie di ospedale, il fatto di sentirsi al pari di Dio, porta ad una forte gratificazione. Nel caso specifico degli Angeli della Morte, soprattutto quando si tratta di infermieri e paramedici, si può fare rifermimento anche alla presenza di Burnout, o Sindrome da stress lavoro - correlata, che colpisce in particolare gli appartenenti a queste categorie, quando il carico di lavoro supera le risorse a disposizione, creando nel soggetto un senso di impotenza e forte frustrazione che può scaricare decidendo della vita e della morte dei propri pazienti.
Un fenomeno, quello degli angeli della morte, che è presente da sempre: tra tutti ricordiamo l’italiana Sonya Caleffi, Arnfinn Nesset, il serial killer più prolifico della Norvegia, Beverley Allitt, Waltraud Wagner, Irene Leidolf, Maria Gruber e Stephanija Mayer, gli angeli della morte dell'ospedale di Lainz, le serial killer più prolifiche dell'Austria, Richard Angelo, l'"Angelo della Morte" di Long Island, e molti altri. Nella maggior parte sono donne, ma anche ci sono anche tanti assassini uomini, e quasi tutti sono infermieri o paramedici, anche se ci sono i casi dei “Dottor Morte”, come Harold Shipman e Michael Swango, due medici assassini seriali . Si tratta di assassini che agiscono in contesti particolari, all'interno di ospedali o cliniche, e che colpiscono vittime già in condizioni precarie per a causa dell'età o dello stato di salute. Per questo possono uccidere decine e decine di vittime, agendo nell'ombra per molti anni, nella maggior parte dei casi non venendo mai scoperti, addirittura senza che gli omicidi che commettono vengano ritenuti tali, andando così ad accrescere il numero oscuro di vittime. Questi assassini vengono scoperti solo se confessano, se commettono un evidente errorre o se il tasso di morti in un reparto o in un ospedale aumentano in modo vertiginoso e inspiegabile. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che i serial killer si stiano estinguendo. Purtroppo non è così. In tempo di pandemia non abbiamo idea di quanti di questi casi potrebbero essersi verificati, con molte morti attribuite al covid-19, ma che invece potrebbero aver avuto un responsabile umano. Si stima che il circa il 5% delle morti ufficialmente attribuite al terribile virus dal 2020 ad oggi, in tutti gli ospedali del mondo, e che coinvolgevano persone di età superiore ai 70 anni, potrebbero essere attribuite all’azione di assassini seriali in corsia.
Un fenomeno che, per quanto possa rimanere “sottotraccia”, non è assolutamente da sottovalutare.
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