COME E PERCHE' AGISCE UN SERIAL KILLER? ANALISI DI UN CASO
- Alessandro Cariulo
- 1 nov 2020
- Tempo di lettura: 8 min

Una delle domande più classiche, quando si parla di assassini seriali, è: perché lo fanno? Cosa li spinge ad uccidere più persone e in modi così brutali? Anche se è impossibile dare una risposta definita e chiara a questa domanda, proviamo a rispondere analizzando un caso specifico, quello di Robert Berdella, serial killer sadico omosessuale noto con il soprannome di “Macellaio di Kansas City”, responsabile di almeno 6 omicidi tra il 1984 e il 1988, tutti commessi all’interno della sua abitazione di Kansas City.
Robert Berdella: storia di un serial killer (tratto da www.latelanera.com)
L'infanzia di Robert Berdella è decisamente poco nota, e pochi sono i fatti certi.
Robert, che sarà in seguito chiamato spesso semplicemente Bob, nasce il 21 gennaio 1949 nello stato dell'Ohio, a Cuyahoga Falls, un sobborgo di Akron e Cleveland.
I suoi genitori sono un operaio e una casalinga, cattolici praticanti, che lo fanno battezzare quando ha 12 anni.
La sua esistenza scorre "normale e tranquilla", nonostante ogni tanto il padre, un dipendente della casa automobilistica Ford, lo picchi e lo prenda a cinghiate. L'amore paterno sarà maggiormente indirizzato all'altro figlio, Daniel, nato a maggio del 1956 e più giovane di 7 anni di Robert.
A scuola è tutt'altro che brillante. A dir la verità ottiene quasi sempre voti più che discreti, ma finisce sempre con l'essere percepito come un alunno difficile, uno di quelli cui insegnare qualcosa è compito arduo.
La "discesa all'inferno" di Bob Berdella comincia nel 1965, il suo autentico anno maledetto, in seguito saranno analizzati in dettaglio gli eventi che caratterizzeranno quell’anno.
Nell'agosto del 1967 si iscrive all'Istituto d'Arte di Kansas City e compaiono nella sua vita alcuni comportamenti preoccupanti: Robert sottopone a tortura diversi animali (uno dei tre segnali premonitori della Triade di MacDonald) e arriva addirittura a sperimentare su di loro gli effetti di diverse sostante somministrate attraverso iniezione.
In quell'anno droghe e alcolici, che negli ultimi due anni erano stati semplici passatempi coi quali sfogarsi, diventano parte integrante della sua vita: il diciottenne abusa di sostanze stupefacenti e di alcol, arrivando a spacciare per guadagnare il denaro necessario per permettersi queste nuove dipendenze.
Ma l'attività di spacciatore cominciano anche i suoi problemi con la legge.
Viene arrestato nel gennaio del 1968 da un agente sotto copertura, con l'accusa di spaccio di anfetamine: al processo si dichiarerà colpevole e verrà condannato a cinque anni di reclusione. La pena sarà poi sospesa.
Poco dopo, nel febbraio 1968, sarà arrestato per il possesso di LSD e marijuana. Passerà cinque giorni in una cella in attesa del rinvio a giudizio, ma le accuse saranno poi fatte cadere per mancanza di prove.
Col passare dei mesi Bob Berdella diviene sempre più cosciente della propria omosessualità, anche se non sarà mai un individuo sessualmente molto attivo prima dei 30 anni. Vivere ancora con la madre, del resto, non aiuta.
Gli eventi che hanno caratterizzato l'infanzia e l'adolescenza del killer
Tra gli avvenimenti che hanno segnato la vita di Robert Berdella, alimentando le sue fantasie sadiche, molti si sono concentrati in un singolo anno, il 1965. La numerosità di questi eventi, l'importanza percepita dal soggetto, il tutto unito al periodo delicato per il suo sviluppo psicologico e sessuale, ovvero l'adolescenza, hanno certamente contribuito a "caricare" l'arma che poi ha inizato a "sparare" a distanza di molti anni, circa 20. Ecco alcuni di questi eventi:
- Viene picchiato dal padre, che preferisce il fratello minore
- Subisce una violenza sessuale a 16 anni da un collega (lavorava come cuoco)
- Si allontana dalla chiesa
- Rimane profondamente impressionato dal film The Collector, di John Fowles, che parla di un uomo che rapisce una donna e la tiene prigioniera in casa sua
- Morte del padre per infarto a soli 39 anni (figura molto importante per lui)
- La madre si risposa poco dopo la morte del padre (per lui è mancanza di rispetto)
- A 18 anni inizia a torturare animali domestici
- Inizia abuso sostanze e alcol, piccoli problemi con la giustizia
Il Mostro dietro la maschera di normalità
Nonostante tutto questo diventa uno chef apprezzato, si compra una casa, inizia ad organizzare corsi per aspiranti cuochi oltre ad essere un membro attivo della comunità in cui vive (prevenzione del crimine, aiuto ai ragazzi in difficoltà, offre vitto e alloggio), accettando anche serenamente la sua omosessualità, aspetto non così scontato per questo genere di assassini. A 32 anni abbandona il lavoro da chef e inizia a vendere oggettistica esoterica e rituale, specializzandosi in questo campo. Tutto sembra andare per il meglio, tanto che riesce anche ad avere una relazione sentimentale che lo coinvolge e lo soddisfa pienamente.
Fattore Scatenante
La relazione sentimentale inizia, ma finisce molto presto. Berdella non accetta assolutamente questa fine, è convinto di essere stato abbandonato, ed è ancora innamorato del suo ex compagno. Molto spesso, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, siamo alla ricerca di una causa che ha portato questi soggetti all’azione. In realtà non è mai presente una singola causa, un singolo evento, ma come abbiamo visto si tratta di un processo, un vero e proprio percorso fatto di tappe, o meglio di scalini, che conducono ad uno scantinato freddo e buio. Gli ultimi scalini ti possono far prendere consapevolezza di essere finito nell’oscurità più totale, ed è questo che viene definito fattore scatenante (nel nostro caso l’abbandono da parte del compagno), ma sono tutti gli altri scalini che hanno contribuito a condurci verso l’oscurità, in fondo allo scantinato.
Modalità di cattura delle vittime
Berdella era solito, dopo la forte delusione d’amore subita, avvicinare giovani ragazzi che offrivano prestazioni sessuali in cambio di denaro. Robert fa anche amicizia con alcuni di loro, spesso li porta a casa, gli offre un posto dove stare, pasti caldi, li paga anche per lavoretti di riparazione nella sua abitazione. La prima vittima a cadere nella trappola del killer è Jerry Howell, un ragazzo 19enne di bell’aspetto che si prostituiva per guadagnare qualche soldo.
Firma e comportamenti che riflettono la componente psicologica del killer
Berdella è solito, dopo aver adescato la vittima di turno, portarla nella sua casa, legare, torturare in vario e violentare, per ore, giorni o anche settimane, la vittima stessa. Durante la messa in atto delle torture è solito scattare foto alle vittime, che poi conserva e che a volte utilizza per terrorizzare e sottomettere ancora di più le vittime successive. Inoltre, dopo il delitto e dopo aver fatto a pezzi i corpi delle vittime, in almeno due casi, Berdella conserva le teste delle sue vittime che, prima seppellisce nel giardino, poi in un secondo momento trasferisce i teschi nella sua camera da letto. Se il comportamento legato alle torture e alle violenze riflette la necessità del killer di sottomettere e controllare il prossimo, la conservazione di foto, che permettono di rivivere i momenti degli omicidi, e delle teste delle vittime, esprimono la paura dell’abbandono che è sempre stata viva in lui, ma che si è acutizzata dopo la fine della storia d’amore.
Modus Operandi
Prima di legare le sue vittime, e anche durante le torture, Berdella è solito drogarle e somministrare loro alcolici in modo da semplificare la sottomissione. Dopo aver ucciso la vittima di turno è solito mettere in atto un comportamento che, in seguito, verrà definito tecnica Berdella: dissangua i corpi, tagliando vene e arterie, poi li fa a pezzi che ripone in sacchi della spazzatura che infine abbandona nei cassonetti dei rifiuti. Questi sono comportamenti che hanno una funzione specifica:
- Drogare le vittime -> Ridurre il rischio di reazione delle vittime
- Disfarsi dei corpi -> Ridurre la possibilità che qualcuno risalga a lui individuando tracce rinvenute sui corpi
L’eccessiva sicurezza che porta alla cattura del killer (tratto da www.latelanera.com)
Il 29 marzo 1988 Berdella rimorchia il ventiduenne belloccio Chris Bryson, invitandolo a passare del tempo con lui in casa sua. Il killer ancora non sa che questa sua scelta gli sarà fatale. Bryson non sospetta nulla di quello che gli sta per accadere ed è molto soddisfatto. Il suo nuovo cliente è un quasi quarantenne mite, paffutello e fuori forma, immagina di poter fare soldi facili e di non correre alcun rischio. Una volta entrato nella villetta al 4315 di Charlotte Street, Bryson resta un attimo turbato di fronte alle condizioni igieniche del piano terra dell'abitazione: pile di immondizia, giornali, avanzi sparsi per tutto il pavimento e un forte odore di feci di cane. I tre cani chow chow di Berdella scorazzano scodinzolanti lì attorno, così Bob propone di andare al piano di sopra, dove potranno stare più tranquilli. Una volta saliti tutto procede secondo un canovaccio ormai ben rodato. Bryson viene prima stordito con un colpo alla nuca, poi drogato e sedato per bene, infine legato e immobilizzato a un letto. Per Bryson cominciano così 4 giorni di terribili violenze e torture: sgorgante negli occhi, scosse elettriche ai testicoli, pestaggi con tubi e minacce di morte nel caso non si adatti al suo nuovo ruolo di schiavo sessuale. Robert Berdella continuava a minacciarlo sia a parole che mostrandogli delle polaroid zeppe di ragazzi vittime di torture, in alcuni casi apparentemente morti. “Se non fai il bravo finirai nella spazzatura come gli altri”, erano le parole del mostro che lo teneva prigioniero. Ma il 2 aprile 1988, a causa di una trascuratezza commessa dal suo sadico carceriere, che prima di lasciarlo da solo per andare al lavoro lo lega con le mani davanti al corpo anzichè dietro la schiena, Bryson riesce a liberarsi. Il ragazzo si getterà poi dalla finestra del secondo piano dell'abitazione e si trascinerà in strada, fino a giungere a una abitazione lì vicino. Nudo, con la sola eccezione di un collare per cani attorno al collo, il corpo martoriato, gli occhi arrossati, un piede gravemente ferito, esausto, è così che lo trova il suo salvatore, un vicino di casa di Berdella che non esita un attimo a chiamare la Polizia. Bryson, sotto shock, impiegherà del tempo a trovare le forze per rilasciare una lunga deposizione che darà vita alle indagini su Robert Berdella. Per il Macellaio di Kansas City è la fine.
Robert Berdella a confronto con altri Serial Killer Sadici Omosessuali
Come detto in precedenza, Robert Berdella, aveva un orientamento sessuale di tipo omosessuale. Le frustrazioni accumulate durante l’infanzia e l’adolescenza, gli abusi subiti, gli abbandoni, hanno portato ad alimentare fantasie di dominio e sottomissione dell’altro, che si sono andate a fondere con la componente psico-sessuale, innescando così un legame tra eccitamento sessuale e sottomissione del partner/vittima. Si tratta di un processo che non si è sviluppato solo nella mente di Robert Berdella, ma di molti altri serial killer sadici che hanno caratterizzato la storia criminologica internazionale. Più nello specifico non si tratta assolutamente dell’unico caso di serial killer sadico con orientamento omosessuale, infatti prima e dopo i suoi delitti ci sono stati altri assassini che presentavano caratteristiche di azione e di comportamento non solo simili a Berdella, ma potremmo dire identiche:
- John Wayne Gacy: il killer clown che uccise 33 giovani ragazzi, dopo averli adescati, drogati e torturati nella sua casa tra il 1972 e il 1978.
- Dennis Nilsen: serial killer omosessuale che tra il dicembre 1978 e il gennaio 1983 uccise almeno 12 uomini, forse 15, dopo averli adescati in locali notturni, averli portati nella sua casa e averli poi uccisi, tutti delitti avvenuti a Londra.
- Jeffrey Dahmer: soprannominato il cannibale di Milwaukee, era solito adescare ragazzi omosessuali in alcuni locali, portarli nella sua casa per poi drogarli e ucciderli dopo aver trascorso con loro una notte. Temeva che una volta svegli avrebbero potuto abbandonarlo, così faceva a pezzi i corpi che poi conservava in frigorifero o che disseminava nella sua abitazione. Uccise 17 uomini e ragazzi tra il 1978 e il 1991, concentrando però 16 dei 17 delitti dal 1987 al 1991.
Gacy, Nilsen, Dahmer, tutti assassini che adescano, drogano, torturano e uccidono giovani ragazzi, esattamente come Berdella e, proprio come lui, smembravano i corpi per conservarne alcune parti all’interno delle loro case. Quello che sembra un po’ contrastare tra Berdella e gli altri killer riguarda il numero di vittime: per Gacy, Nilsen e Dahmer si hanno rispettivamente 33, 12/15 e 17 vittime in periodi di circa 4-6 anni, con una media di 4 omicidi a testa in un anno. Le vittime riconosciute ufficialmente e attribuite a Berdella sono 6 in un periodo di 4 anni, dal 1984 al 1988. In realtà però la polizia ha sempre sospettato che il numero reale delle vittime uccise da Berdella potesse aggirarsi intorno alle 20. Se così fosse, anche questo punto troverebbe corrispondenza con gli altri killer messi a confronto. Possiamo dire che abbiamo così cercato di definire come e perché agiscono i serial killer sadici, in particolare con orientamento omosessuale, anche se si tratta solo di una delle numerosissime tipologie di assassini seriali che possiamo incontrare.
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