Giallo di Sollicciano, un mistero da risolvere: tra vecchie paure e nuove suggestioni
- Alessandro Cariulo
- 17 dic 2020
- Tempo di lettura: 6 min

Firenze, dicembre 2020. Ai margini di un campo coltivato, tra la superstrada che collega Firenze, Pisa e Livorno, e la rete di recinzione di Sollicciano, il carcere del capoluogo toscano, viene trovata una misteriosa valigia. A trovarla è un anziano agricoltore, proprietario del terreno, che poco dopo decide di aprirla. All’interno c’è un corpo umano saponificato, o almeno parte di esso, avvolto in più involucri. I carabinieri, giunti immediatamente sul posto, perlustrano la zona ma, complice l’oscurità del tardo pomeriggio e la presenza di rovi e canneti lasciati così da anni, non trovano altro. I resti però sono incompleti, così i militari dell’Arma decidono di tornare sul luogo nei giorni seguenti. Nei successivi cinque giorni troveranno altre tre valigie, contenenti parti di due corpi, un uomo e una donna. Lui ucciso con una coltellata alla gola, lei strangolata dopo aver subito violente percosse.
La vicenda si tinge subito di giallo, o per meglio dire di nero. In pochi minuti, complici anche i social, la notizia si diffonde. Firenze, 35 anni dopo la fobia del Mostro di Firenze, il killer che uccideva coppiette di fidanzati e turisti appartate nelle colline intorno alla città, ripiomba nell’abisso più oscuro. Un assassino che uccide e fa a pezzi le sue vittime. Ben presto si inizia a parlare di serial killer, setta satanica, strani rituali di sangue, regolamenti di conti e vendette di bande criminali. Anche il luogo del ritrovamento è suggestivo e molto enigmatico, a pochi metri dalla recinzione del penitenziario. Passano poche ore e le indagini prendono già una netta direzione: i resti del cadavere maschile vengono identificati grazie alle impronte digitali. Si tratta di un uomo di 54 anni, albanese, scomparso insieme alla moglie nel novembre 2015, mentre erano in Italia per fare visita al figlio, detenuto proprio nel carcere di Sollicciano. Le figlie denunciarono la scomparsa dei genitori nel novembre 2015. Del figlio, scarcerato, non si hanno più notizie. Un mistero che pare però indirizzarsi verso un regolamento di conti o una vendetta.
Maniaci, assassini brutali, misteri, sette ed esoterismo hanno da sempre caratterizzato il capoluogo toscano. Sangue e violenza scorrono da secoli tra le vie medievali della città, perché Firenze, come diceva il giornalista Mario Spezi, agli occhi del mondo appare come una città elegante e rinascimentale, ma in realtà è una città che affonda le sue radici nel crudele Medioevo. E qui, i casi di omicidi violenti, non sono mai mancati. Nel luglio del 1984, proprio in pieno allarme Mostro, in un campo tra Calenzano e Barberino del Mugello, viene ritrovato il corpo carbonizzato di una donna, brutalmente uccisa. Negli stessi anni si verificarono una serie di atroci delitti, con vittime prostitute che ricevevano i clienti nei loro appartamenti in città, rimasti irrisolti. E ancora, nel 1986, sulla via Bolognese, una strada che collega Firenze al Mugello, venne ritrovata una valigia con i resti di un cadavere saponificato: si trattava di Alfredo Tolaba, travestito argentino di 35 anni. Pochi mesi dopo il ritrovamento si scoprirà che l’autore del delitto era un suo connazionale di 61 anni, anche lui travestito, un certo Augusto Domingo Ponessa. Passano circa 20 anni e, nel giugno 2006, viene fatta una nuova macabra scoperta: ossa umane, appartenenti ad una giovane donna, come si scoprirà dopo tanti anni, ritrovate in alcuni sacchetti vicino ad una piazzola di sosta dell’Autostrada A1, all’altezza di Barberino del Mugello. Il caso è ancora irrisolto. E ancora, un corpo di donna saponificato e ritrovato in un pozzo artesiano nel 2015 tra Lastra a Signa e Scandicci, a pochi km proprio dal luogo del ritrovamento delle valigie, e poi un corpo senza vita di un uomo ritrovato in un bagagliaio di un’auto all’uscita di Lastra a Signa della Firenze – Pisa – Livorno. Delitti che sicuramente hanno sconvolto la comunità locale e che, sistematicamente, fanno ritornare alla mente le gesta del killer delle coppiette, a testimonianza dell’impatto di quest’ultimo sulla psicologia collettiva fiorentina.
Ma quali sono le motivazioni che si possono nascondere dietro il depezzamento di un corpo o, come in questi casi, più corpi?
- Complicare le indagini
o Rendere difficile l’identificazione della vittima
o Disfarsi più facilmente dei corpi
o Far sparire i corpi e quindi le tracce che un omicidio è avvenuto
- Motivazioni di tipo sessuale
o Feticismo -> Conservazione di specifiche parti del corpo della vittima per ottenere un piacere di natura sessuale. In questo caso il piacere può derivare dall’osservare o manipolare la parte del corpo in esame.
o Cannibalismo -> Assunzione di carne umana, in particolare di alcune parti del corpo della vittima, con funzione di stimolo sessuale o di interiorizzazione della vittima (possesso estremo)
o Sadismo -> Fare a pezzi una vittima può avere un significato, per alcuni assassini particolarmente sadici, di imposizione del proprio potere, dominio e controllo sulla vittima anche dopo la sua morte. A questo tipo di comportamento si possono associare anche torture a cui la vittima può essere sottoposta prima della morte.
- Motivazione di tipo rituale -> Solitamente si tratta di azione compiute all’interno di rituali satanici o esoterici. In molti culti di matrice satanica ed esoterica, per esempio in alcuni culti che caratterizzano zone dell’Africa, del Sudamerica, la zona dei Caraibi o del Medio – Oriente, vengono richieste alcune parti specifiche del corpo delle vittime per poter mettere in atto un determinato rituale. In questi casi, esattamente come nei casi legati a motivazioni di matrice sessuale, possono essere rinvenuti resti di corpi, però non completi e possono mancare per esempio genitali, testa, seni, piedi o mani, organi interni, che sono utilizzati all’interno dello specifico rituale.
- Motivazione di vendetta o regolamento di conti, messaggio simbolico -> Si tratta di azioni all’interno della criminalità organizzata. In questi casi, il fatto di depezzare il corpo della vittima, può avere un doppio significato: da una parte cercare di occultare il cadavere e renderlo non riconoscibile, dall’altra può trattarsi di un comportamento finalizzato a lanciare un messaggio di tipo intimidatorio o di ammonizione, come un modo per estremizzare una vendetta. Si tratta in particolare di organizzazioni a matrice terroristica, oppure organizzazioni criminali dell’Est Europa, del Sudamerica o africane, in particolare nigeriane.
Tornando al giallo di Sollicciano, e mettendo da parte gli aspetti investigativi, ci sono alcuni elementi interessanti che hanno, fin da subito, fatto capire la situazione davanti alla quale ci trovavamo. Anche se il caso, e la brutalità degli omicidi, condita dai macabri ritrovamenti, può prestarsi a suggestioni, quali assassini seriali, sette sataniche e quanto altro, è opportuno attenersi ai fatti. Nella criminologia internazionale ci sono molti casi di assassini seriali che hanno mutilato e fatto a pezzi i corpi delle proprie vittime. Si tratta di soggetti che hanno conservato parti dei corpi nelle loro abitazioni, come nei casi dei killer americani Dahmer, Gacy e Gein, o sepolti nei loro giardini, come l’italiano Gianfranco Stevanin, noto come il Mostro di Terrazzo. In tutti questi casi però si evidenzia un elemento: la conservazione dei corpi nella propria abitazione o nelle sue vicinanze. In altri casi i killer hanno abbandonato i resti delle vittime in alcuni boschi, nei fiumi, oppure li hanno fatti ritrovare, mettendo in scena una sorta di macabro messaggio di sfida. Fu proprio il Mostro di Firenze, come ultimo atto della sua scia di sangue, ad inviare alla Dottoressa Silvia Della Monica, magistrato fiorentino, un lembo di seno dell’ultima vittima femminile. Talvolta, come detto in precedenza, anche all’interno di culti e sette sataniche ci possiamo trovare davanti a corpi fatti a pezzi, occultati e magari mancanti di alcune parti. In questo caso però tutto ciò non è avvenuto. Nel caso di Firenze ci sono stati ritrovamenti di alcune valigie, abbandonate e gettate non si sa bene come, in una zona dove, chi lo ha fatto, sperava di poterle occultare per sempre. In tal senso è molto difficile anche individuare una sorta di messaggio da parte del killer o dei killer, caratteristica della criminalità organizzata. E allora l’ipotesi che rimane viva, e anche quella che nelle ultime ore sta prendendo più campo, è quella dell’omicidio per vendetta o comunque maturato all’interno di un contesto privato dove, il depezzamento e l’abbandono dei resti delle vittime, non è altro che un modo per cercare di occultare il duplice delitto. Il caso è ancora in evoluzione, come è logico che sia, e ci saranno nuovi aggiornamenti. Possiamo però già escludere la presenza di un serial killer in attività intorno a Firenze, così come che si possa essere trattata dell’azione di una setta, di rituali esoterici o di altro tipo.
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