IN ME LA NOTTE NON FINISCE MAI: IL DELITTO DI TRAVALLE, IL MOSTRO UCCIDE (ANCHE) IN AUTUNNO - EP.7
- Alessandro Cariulo
- 28 mag 2020
- Tempo di lettura: 10 min

Ottobre 1981. Firenze e Bologna, la Toscana e l’Emilia Romagna, anche se possiamo dire l’Italia intera, sono ancora scosse dalla furia omicida del terrorismo nero che, con la strage dell’Italicus del 4 agosto 1974 e della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, aveva causato 97 morti e 248 feriti. Attentati che avevano colpito l’asse ferroviaria Firenze – Bologna, lo snodo centrale dell’Italia che correva sui binari. Un altro attentato sempre sulla stessa asse ferroviaria, quella del Rapido 904 del 23 dicembre 1984, causerà altri 15 morti e 267 feriti. Attentati che colpiscono gli italiani nel momento dei loro spostamenti verso le mete delle vacanze estive, o mentre tornano a casa per trascorrere le vacanze di Natale insieme alle loro famiglie. Intanto a Firenze però, dal giugno del 1981, non si fa altro che parlare di quel Mostro che sembra uscito da un film dell’orrore, uno di quelli che fanno vedere al cinema, come Halloween – La notte delle Streghe (primo episodio del 1978 e il secondo proprio del 1981) o Venerdì 13 (due episodi nel 1980 e nel 1981), e con le sue agghiaccianti imprese sembra aver monopolizzato tutta l’attenzione dell’opinione pubblica. Sono passati poco più di quattro mesi dall’ultimo delitto avvenuto sulle colline di Scandicci. Stavolta siamo a Travalle di Calenzano, all’opposto della città rispetto a Mosciano di Scandicci, a poche decine di chilometri da dove i terroristi avevano deciso di colpire nel 1974, e dove colpiranno anche nel 1984. Siamo alle pendici dell’Appennino che separano la Toscana dall’Emilia Romagna. Le vittime stavolta sono Stefano Baldi, 26 anni, che abita con la madre tra Calenzano e Prato, mentre lavora in una fabbrica vicino a Vaiano, e Susanna Cambi, 24 anni, che in quel periodo vive con la famiglia a casa della zia in zona San Jacopino, a Firenze, e che lavora come segretaria in un’emittente locale a Prato. Sono due giovani fidanzati che stanno progettando di sposarsi, proprio come Giovanni e Carmela. La sera del 22 ottobre 1981 hanno deciso di concedersi qualche attimo di intimità, di ritorno da casa della mamma di Stefano e diretti a casa della zia di Susanna. La sera precedente c’era stata una partita di Coppa dei Campioni, l’attuale Champion’s League, tra Juventus e Anderlecht, con i belgi che si erano imposti per 3-1 sui bianconeri. Molti italiani, quella sera, erano stati davanti alla televisione o attaccati alle radioline per seguire la partita. Forse c’era stato anche Stefano, lui che era appassionato di calcio, e giocava nei Rangers di Prato, una squadra locale che, proprio ogni giovedì sera, si allenava. Quel giorno però alcune vicende avevano portato all’annullamento della seduta di allenamento, così Stefano aveva deciso di passare la serata con la sua Susanna. Sono circa le 22:50 quando la Golf nera con i giovani a bordo si dirige verso Travalle. Stavolta non siamo in una piazzola, ma in una stradina sterrata che separa due campi di olivi, tra cespugli e cipressi. La macchina si arresta, il muso rivolto in direzione Prato e la coda verso l’autostrada A1 e Firenze. La Volkswagen Golf nera del Baldi è posizionata a circa 60 metri dalla strada principale. La zona è abbastanza isolata, molto buia, ma a poche centinaia di metri ci sono delle abitazioni. Forse i ragazzi avevano scelto quel luogo anche per quello: intimo si, ma non troppo isolato. E il Mostro è come se volesse proprio dimostrare questo: “Non potrete mai essere al sicuro, in nessun luogo!”. Un aspetto che sarà confermato, ed estremizzato, nel delitto del 1982, con la macchina delle vittime parcheggiata a pochi metri dalla strada provinciale, come anche nei delitti 1983, 1984 e 1985, con le piazzole poste davvero a pochi metri dalla strada principale, anche se in questi ultimi tre casi l’assassino può aver sfruttato la presenza della vegetazione. Ma torniamo a Travalle, una sera di ottobre del 1981. Sulla fiancata destra della vettura, a pochi centimetri dallo sportello del passeggero, c’è una folta vegetazione e, con tutta probabilità, il killer la sfrutta per potersi preparare a sferrare l’attacco. Anche in questo caso i ragazzi sono in una fase preliminare al rapporto sessuale, forse si stanno baciando al momento dell’inizio dell’attacco. Il ragazzo sarà rinvenuto con i pantaloni sfilati e gli slip sfilati, solo ad una gamba, senza uno stivale che verrà rinvenuto in posizione perfettamente, e stranamente, verticale sul tappetino anteriore sinistro all’interno dell’auto. La ragazza si sta sfilando i due maglioni, indossati solo al braccio sinistro, indossando però ancora una maglietta. Consideriamo che si trattava del 22 ottobre, in una zona quasi di campagna, quindi probabilmente la temperatura non era elevata. I sedili sono entrambi reclinati all’indietro. È in questo momento che inizia l’azione di sparo: il finestrino lato passeggero si infrange, l’assassino attacca da lì sfruttando la vegetazione. Il Baldi viene raggiunto da due colpi al naso e all’emitorace sinistro, mentre è proteso verso il finestrino stesso. Il suo corpo si ruota facendo perno sul fianco sinistro e lasciando scoperto il lato destro, che il killer attinge in zona emitoracica e dorsale destra. Intanto la ragazza è colta dal panico, si porta le mani al volto per proteggersi e viene ferita ad un dito da un proiettile diretto al fidanzato. A questo punto Susanna è in trappola: il suo sportello è bloccato dallo sparatore, l’altro non lo può raggiungere perché il corpo del suo fidanzato glielo impedisce. Il soggetto ignoto spara tre colpi contro la ragazza, che la raggiungono sul fianco destro, immobilizzandola. Intanto però l’attenzione del killer viene attirata da un rumore proveniente dal lato opposto della vettura. Con la pistola in pugno gira intorno all’auto e si rende contro che il ragazzo, forse in un ultimo spasmo, è caduto sullo sportello che, una volta aperto, fa ricadere la vittima all’esterno, in corrispondenza di una foglia che sarà rinvenuta insanguinata e calpestata. A questo punto il killer deve estrarre i corpi dall’auto, soprattutto quello della donna. Prima di tutto viene estratto il Baldi, posizionato nel canaletto a bordo strada dal lato guidatore, a cui saranno riservate quattro pugnalate al collo e al dorso al livello interscapolare. L’attenzione verso il Baldi però non si esaurisce qui: dopo aver tentato di sfilare i pantaloni e slip, posiziona un maglione sotto i glutei, come a tenerlo in una specifica posizione, e lasciandolo rannicchiato, in posizione semifetale. Poi estrae la Cambi, dopo averla colpita con il coltello in zona scapolare, la quale nell’azione di spostamento, oltre a ritrovarsi maglietta e reggiseno sollevati a scoprire i seni, perde il suo orologio proprio all’altezza dello sportello lato guidatore, e la posiziona a lato della strada, dalla parte opposta rispetto al fidanzato. Ancora una volta, dopo aver reciso la gonna e gli slip con il coltello, si dedica all’escissione del pube, presentando però alcuni elementi differenti rispetto a quanto avvenuto a Scandicci: “L’escissione della zona pubica questa volta si concentra, però, per una zona molto più ampia rispetto a quella dell’anno precedente. Seppur presentando le stesse analogie di taglio ed angolazione, l’omicida questa volta, aumentando il diametro superiore, giunge fino alla zona perianale scempiando oscenamente il corpo della sventurata ragazza”. Adesso ha il suo feticcio, che ripone nell’apposito contenitore. Il killer lascerà la portiera lato guidatore della Golf accostato, dopo aver posizionato lo stivale del Baldi in piedi sul tappetino anteriore sinistro. Da segnalare anche un piccolo taglio sotto il seno sinistro della ragazza. Anche in questo caso il killer ha colpito da una distanza molto ridotta, aspettando il momento più opportuno e scaricando una raffica di 7 colpi diretti alle zone vitali delle sue vittime. Implacabile. Come era stato fino ad allora, e come sarà in seguito.
Questo delitto è anomalo per diversi motivi. Intanto è l’unico avvenuto di giovedì, mentre gli altri avvengono il venerdì, il sabato e la domenica, eccetto il delitto di Signa, commesso di mercoledì. Va sottolineato comunque che questo 22 ottobre era un giovedì che precedeva uno sciopero generale, così come il mercoledì 21 agosto si collocava verso la fine del periodo classico delle vacanze italiane che all’epoca, più di quanto non sia oggi, si collocavano proprio nel mese di agosto. Si tratta di un soggetto, forse un lavoratore dipendente privato o pubblico, che ha bisogno di uno o due giorni per riprendersi dopo gli omicidi e per dedicarsi anche ad alcune attività, e quindi lo fa prima dei fine settimana, alla vigilia di uno sciopero generale (una specie di ponte poiché lo sciopero del venerdì avrebbe permesso di staccare anche nei due giorni successivi, con ben tre giorni a disposizione), o durante le ferie estive. Consideriamo anche che il killer colpisce in determinati momenti, probabilmente perché in tali giorni ha la possibilità di movimento e di tornare a casa anche a tarda ora, senza destare sospetti tra i suoi familiari o nel familiare con cui convive (moglie, padre, madre, sorella o fratello, figlio o figli). Inoltre questa volta il killer ha agito in ottobre, mentre solitamente agisce tra giugno e settembre, con una preferenza per quest’ultimo mese, un periodo in cui le scuole sono chiuse. Tra l’altro anche in questo caso, con lo sciopero, il venerdì le scuole sarebbero state chiuse. Questi sono forse i momenti in cui ha casa libera? Anche la zona è anomala, al confine tra Prato e Firenze, ad ovest del capoluogo toscano. Il killer tornerà a colpire nella zona sud – ovest della provincia e in quella a nord, nel Mugello, ma non colpirà mai più tra Firenze e Prato.
Va evidenziato come ancora una volta, esattamente come avvenuto a Mosciano nel giugno dello stesso anno, il killer asporti la zona pubica della ragazza, quella zona che è evidentemente ricoperta dai peli pubici. Tale aspetto potrebbe far ipotizzare proprio un interesse del killer per questo specifico elemento. Si tratta di un tipo di attenzione che a volte è individuabile in certi serial killer, come per esempio Gianfranco Stevanin, il Mostro di Terrazzo, che conservava peli pubici all’interno di una bustina di plastica, o il recente caso di Danilo Restivo, interessato in quel caso all’asportazione di ciocche di capelli femminili, soprattutto effettuate sugli autobus ai danni di ignare vittime, o casi più remoti riportati all’interno di “Psychopathia sexualis”, il primo manuale di psicopatologia e del comportamento sessuale, scritto da Richard von Krafft-Ebing nel 1885. In ogni caso si tratta, come già accennato, di una tipologia di mutilazione e asportazione molto raro a livello di casistica internazionale, poiché solitamente, i serial killer che agiscono su queste aree del corpo femminile, tendono a lacerare, distruggere e andare molto più in profondità, non limitandosi all’asportazione della zona cutanea e sottocutanea. Tutto questo, per certi aspetti, farebbe pensare al comportamento tenuto da Ed Gein, serial killer statunitense, che asportava parti del corpo o della pelle delle sue vittime femminili per poi indossarle ricreando un vestito fatto da pelle di donna, anche se per altri aspetti contrasta decisamente con il caso in questione. Nel caso del killer fiorentino infatti le mutilazioni si limitano alla zona pubica e, solo in un secondo momento, al seno sinistro, non presentando mai l’asportazione di altre parti del corpo o della pelle delle vittime femminili, mentre il killer statunitense asportava e conservava diverse parti dei corpi delle sue vittime, non prediligendo una specifica parte. Da un punto di vista criminologico si possono individuare alcune specifiche tipologie di mutilazioni effettuate dagli assassini ai danni delle loro vittime (Rais e altri, 1998):
• Mutilazioni Difensive: occultare o spostare in modo più semplice il corpo della vittima (depezzamento), rendere più difficile l’identificazione della vittima (asportazione denti, testa, mani) o nascondere delle prove che potrebbero incastrare l’offender (es. le mani in caso di colluttazione con il rischio che sotto le unghie possano essere rimasti residui di pelle dell’aggressore).
• Mutilazioni Aggressive: Sfogare una forte rabbia nei confronti della vittima, spesso conseguente all’overkilling, viso e genitali.
• Mutilazioni Offensive: l’omicidio è spinto da impulsi sadici, lo smembramento e il depezzamento del cadavere sono messi in atto per fare soffrire e sottomettere la vittima.
• Mutilazioni Necromaniche: lo scopo della mutilazione è utilizzare uno o più parti del corpo della vittima come trofeo, souvenir o per feticismo.
Ovviamente, le mutilazioni del Mostro di Firenze, andrebbero a collocarsi in questa ultima categoria. Inoltre, sarebbe importante fare una distinzione tra mutilazioni sadiche, in cui si nota la presenza di un elevato numero di ferite, anche non gravi, con lo scopo di imporre il proprio dominio sulle vittime, oltre a tracce ed evidenze di attività sessuale direttamente sulla vittima o nelle vicinanze, al contrario delle mutilazioni rituali, che hanno lo scopo di ottenere e asportare una specifica parte del corpo della vittima, le ferite sono poche e finalizzate all’asportazione e non ci sono tracce che facciano pensare ad una componente sessuale diretta o indiretta sulla scena del crimine. Per quanto riguarda il Mostro possiamo optare sicuramente per mutilazioni rituali, il che non significa con legami esoterici, satanici o di altro tipo, ma che possono rispecchiare anche un rituale psicologico individuale del soggetto.
Proviamo quindi ad allontanarci dalla visione esplicitamente sessuale dell’attività post-mortem del Mostro, dal feticismo, ma inseriamo il tutto all’interno di quella modalità comunicativa, già accennata in precedenza, che a mio avviso caratterizza la psicologia del killer. Siamo negli anni ’70 – ’80, anni che portavano con sé le conquiste femministe e le rivoluzioni nate a fine anni’60, anche e soprattutto da un punto di vista sessuale, dell’aspetto fisico e dell’indipendenza dalla figura maschile, fino ad allora in possesso del dominio incontrastato all’interno del contesto familiare e socio-culturale. Abbiamo parlato già delle abolizioni del reato di adulterio, di delitto d’onore, dell’inserimento del divorzio e dell’aborto. Ed è proprio in questo contesto che si può leggere il significato di queste particolari asportazioni: un ulteriore oltraggio alla figura femminile, ma anche all’intero concetto di coppia e di famiglia che in quegli anni si stava sviluppando, scardinando i vecchi concetti, e a cui un soggetto come il killer fiorentino cercava fortemente di opporsi. Creare terrore nella società, umiliare e imporre la sua visione di mondo, forse era questo che spingeva il suo operato e da questo traeva la massima soddisfazione.
Il delitto di Travalle è sempre stato, e continua stare, al centro dell’attenzione degli analisti del caso. Innanzi tutto è uno dei tre duplici delitti, insieme a quelli di Rabatta e Mosciano, rimasti senza un colpevole per la giustizia italiana. Inoltre l’attenzione riguardo a questo duplice delitto è stata rinnovata, soprattutto ad inizio anni 2000, in merito alla "pista esoterica" visto il ritrovamento, all’epoca del delitto ma considerato solo a distanza di venti anni, di una pietra a forma di piramide tronca nei pressi dell'auto dei ragazzi, e considerata dagli inquirenti della "nuova indagine" come determinante in chiave simbolica e rituale. Ed ancora, è proprio grazie ad alcune foto, rinvenute in un rullino della scientifica, che a fine 2019 sono emersi due elementi interessanti, anche se già noti: da una foto si nota un'impronta di uno stivale di tipo militare, ricondotto ad un modello in dotazione all'esercito francese, insieme ad alcune impronte riconducibili ad un cane, proprio vicino alla golf nera; inoltre è stata evidenziata una traccia, forse di una mano, situata sulla parte posteriore destra della golf, che ha portato via la polvere presente sulla superficie di metallo. Ma chi può escludere con certezza che le impronte, quella dello stivale così come quella del cane, siano state lasciate in quel punto precedentemente a quel fatidico 22 ottobre, considerando anche che sia nella giornata del 21 ottobre che in quella del 22 erano caduti circa 13-14 mm di pioggia in quella zona, rendendo così il terreno fangoso? E chi può dire con certezza che l'impronta della mano sia stata lasciata dal killer e non da chi ha rinvenuto i corpi o dai primi ad intervenire sulla scena tra i carabinieri? Nessuno. Ma non è tutto. Il mistero nel mistero di Travalle si completa con un altro elemento, che può essere benissimo annoverato tra le coincidenze, ma senza dubbio è una strana coincidenza. Nella settimana dal 15 al 22 ottobre 1981, e solo in quella settimana, il cinema Nazionale di Firenze proiettò il film Maniac (vedi episodi precedenti), i cui trailer erano diffusi già prima del giugno 1981. Si tratta forse di un soggetto che accresce e alimenta le sue fantasie di violenza traendo spunto da quello che osserva in film, fumetti o altro? Si tratta di un Lust Murderer o di un soggetto che cerca di ricreare una sua uno scenario, alimentato dalle sue fantasie?
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