IN ME LA NOTTE NON FINISCE MAI: RIFLESSIONI DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE - EP.-10
- Alessandro Cariulo
- 1 ago 2020
- Tempo di lettura: 5 min

Prima di tutto un pensiero, e un caro ricordo, per Pia e Claudio, uccisi dal killer delle colline fiorentine il 29 luglio 1984, esattamente 36 anni fa. L'immagine di apertura riguarda proprio quel terribile delitto.
Detto questo, dopo un lungo intervallo riprende la serie di “In me la notte non finisce mai”. Un appuntamento estivo, di inizio agosto, che si allontana dalle precedenti ricostruzioni dei delitti (fino a quello del 1983), ma che vuole essere semplicemente uno spunto di riflessione, magari da leggere sotto l’ombrellone, all’ombra di un albero in mezzo ai boschi o tra le fresche montagne. E quindi non mi resta che augurarvi buone vacanze, per chi avrà la possibilità di farle, e buona lettura.
Mostro di Firenze. Serial Killer solitario o più persone unite a formare una combriccola di assassini? C’era una setta satanica che ordinava i delitti? Ha iniziato ad uccidere nel 1968 o nel 1974? Perché ha smesso di uccidere nel 1985? Perché ha utilizzato sempre e solo una pistola, anche usurata, per uccidere le sue vittime?
Prima di rispondere a tutte queste domande, alle quali, nel corso di 50 anni, anche gli investigatori e gli inquirenti hanno fatto fatica a rispondere, dobbiamo mettere dei punti fermi. Innanzi tutto il killer, noto al mondo intero come Mostro di Firenze, è stato estremamente letale, tanto che non si è mai lasciato dietro feriti, cosa che hanno molti suoi “colleghi” come Zodiac, che colpisce almeno 7 vittime uccidendone 5 e ferendo le altre due, David Berkowitz, aggredisce 16 persone e ne uccide 6, Ted Bundy, che si fa sfuggire almeno una delle vittime designate, la quale poi testimonierà contro lui, e così molti altri. La letalità del Mostro di Firenze è pari al 100%. Se dovessimo fare una classifica in base alla letalità del killer il Mostro di Firenze sarebbe senza dubbio ai primi posti, non solo in Europa, ma nel mondo intero. Ogni volta che lui spara, le vittime muoiono. Altro aspetto interessante è senza dubbio l’estrema ritualità, seguita dal killer nelle modalità con cui si prepara e agisce nell’azione delittuosa. Questa ritualità si nota in tutti i delitti: azione di avvicinamento alle vittime, fase di sparo, fase successiva alla morte delle vittime, abbandono della scena del crimine. Colpisce coppie appartate in luoghi di campagna, intorno alla mezzanotte, nei mesi tra giugno e settembre, fatta eccezione per il delitto di Calenzano, in notti in cui la luna non c’è o è presente solo con una piccola porzione; dopo gli errori di Rabatta inizia a mirare a zone vitali delle vittime come testa e torace, aspetto che indica anche una sua grande attenzione nell’imparare dai propri errori. Ogni particolare viene studiato dal killer, è molto probabile che non scelga direttamente la coppia da uccidere, almeno nella maggior parte dei casi, ma scelga con attenzione i luoghi, che devono essere frequentati da coppie, isolati ma non troppo, in cui può arrivare sulla scena, uccidere e poi andarsene nel modo più rapido possibile e senza destare sospetti. Ma quello che più mi sorprende, da studioso della psicologia e della psicopatologia umana, da un soggetto del genere, incatenato nei suoi schemi mentali e d’azione, ci si aspetterebbe un vero e proprio crollo davanti al minimo imprevisto. Invece, il Mostro di Firenze, è un soggetto dai nervi ben saldi e che si adatta rapidamente e con successo alla situazione che gli si presenta davanti, un soggetto con una capacità di problem solving notevole, dimostrata almeno in alcuni casi: a Signa con il bambino nell’auto, a Rabatta con l’esaurimento delle munizioni e la necessità di uccidere la ragazza con l’arma bianca, a Baccaiano con la ripartenza dell'auto del ragazzo, a Scopeti con il tentativo di fuga della vittima maschile. In tutte queste occasioni il killer ha dimostrato un'estrema freddezza.
Se vogliamo, anche gli intervalli che ci sono tra un delitto e il successivo esprimono una certa freddezza del soggetto. Si tratta di intervalli estesi, come quelli tra il 1968 e il 1974, e poi tra il 1974 e il 1981, ma che diventano regolari, quasi a cadenza annuale, dal 1982 al 1985. Questo ci dice molto della sua psicologia. Innanzi tutto mi viene da escludere assolutamente la possibilità che si sia trattato di un soggetto psicotico, in preda ad allucinazioni e deliri inverosimili, poiché un soggetto del genere avrebbe avuto molta difficoltà a pianificare i delitti, oltre al fatto di celarsi dietro una maschera di normalità per anni e anni. Ho dei dubbi anche sul fatto che si tratti di un killer sessuale, visto che in questo caso ci si aspetterebbero degli intervalli molto più ridotti tra un delitto e il successivo. Non dico assolutamente che sia assente l’aspetto sessuale, innegabile soprattutto per il momento in cui il killer colpisce e per le escissioni praticate da lui in 4 degli 8 duplici delitti, ma penso che quella non sia la componente centrale, il suo godimento deriva forse da un insieme di ritualità, creazione di una precisa scena, rappresentazione delle sue fantasie, e da un ritorno a livello di media, dal terrore che la sua figura incuteva sulla popolazione, giovane e meno giovane. Ecco che quindi il killer potrebbe inquadrarsi come un soggetto con disturbi della personalità (paranoide, narcisistico, psicopatico) che non compromettevano assolutamente il suo senso di realtà, sapeva bene cosa faceva e che quello che faceva non era consentito. E proprio per questo sa bene che il suo segreto oscuro deve essere conservato con molta attenzione.
Sarebbe interessante, come afferma l’avvocato Filastò con cognizione di causa, andare ad approfondire i casi di cronaca avvenuti nella zona di Signa, anche se la ricerca sarebbe da estendere all’area Mugello, dagli anni ’50 fino al 1968 e poi anche negli anni tra il 1968 e il 1974, o tra il 1974 e il 1981, così come negli anni successivi al 1985. Il Mostro ha ucciso solo ed esclusivamente coppie? Possibile, ma non è da escludere assolutamente il fatto che lo stesso soggetto abbia ucciso prima, dopo e durante, la serie dei duplici delitti anche vittime singole.
Mostro di Firenze come gruppo di assassini su commissione, braccio armato di sette mosse da satanismo ed esoterismo, secondi e terzi livelli, trame infittite di complottismo. Dai dati in nostro possesso, il Mostro di Firenze, appare più come un serial killer solitario, un killer un po’ anomalo forse, che sceglie di uccidere coppie ma che magari non disdegna neanche di uccidere vittime singole. Un soggetto con una moralità rigida e deviata, che cerca di comunicare, attraverso media e investigatori, il suo disappunto verso gli ideali e i costumi della società alla quale appartiene. Come afferma la Dottoressa Silvia Della Monica, bersaglio delle attenzioni comunicative del killer, si tratta molto probabilmente di un soggetto “sofisticato”, soprattutto nella sua intelligenza. Un uomo che sa muoversi in campagna, di notte, come in pieno giorno. Un soggetto abile nell’uso dell’arma da fuoco e abilissimo in quella da punta e taglio, che magari utilizza per hobby o per lavoro quotidianamente.
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