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SERIAL KILLER E SERIALITA': ANALISI E APPROFONDIMENTO

  • Alessandro Cariulo
  • 21 apr 2020
  • Tempo di lettura: 5 min


Se pensiamo al Serial Killer, anche grazie al modo in cui il tema viene affrontato nei romanzi, nei film e telefilm che vediamo in televisione e al cinema, ci viene da pensare a delitti compiuti in serie, uno identico all’altro, con vittime che si assomigliano, stessa arma e stessa modalità di uccisione. Nella realtà però, a differenza della finizione, non è quasi mai così. Ci possiamo trovare ad affrontare casi di Serial Killer particolarmente ossessivi, in un certo senso dipendenti da un rituale, alla ricerca di vittime con caratteristiche specifiche, ossessionati da una particolare arma o da una specifica disposizione dei corpi delle vittime, ma si tratta di un’eccezione e non certo di una regola. Il Mostro di Firenze, per esempio, ha ucciso 16 vittime in 17 anni, tutte coppie appartate in luoghi pubblici, tutte uccise con l’uso di una stessa pistola, probabilmente già usurata e vecchia al momento del primo duplice delitto. Però nella maggior parte dei casi questo non avviene e infatti si individuano serie omicidiarie in cui il killer uccide vittime di tipo diverso, con diverse armi e modalità, e anche per questo risulta molto difficile fare un collegamento tra un delitto e l’altro. Per esempio Zodiac, l’imprendibile killer statunitense, uccideva in prevalenza coppie ma anche vittime singole, utilizzando diverse armi da fuoco, ma anche armi da taglio.


Un killer seriale, così come ogni altro criminale che compie più reati, tende a mettere in atto un Modus Operandi (MO), ovvero un insieme di azioni necessarie a portare a termine l’azione criminale nel modo più rapido ed efficace possibile, modificandolo in base all’esperienza diretta o ad informazioni che può ottenere da un delitto all’altro per migliorarne l’efficacia. Allo stesso tempo si può individuare un aspetto più statico, non sempre presente o evidente in tutti i criminali ma nemmeno in tutti i delitti commessi da uno stesso criminale, che viene definito Signature (Firma), ovvero tutte quelle azioni non necessarie alla conclusione del reato e che anzi ne diminuiscono l’efficacia esponendo il soggetto ad un maggior rischio di essere catturato o lasciare tracce sulla scena del crimine. In questo caso la Firma non è altro che il riflesso di un bisogno psicologico del soggetto, il vero centro della sua gratificazione e il motivo centrale da cui dipende il suo agire. In tal caso nel corso della serie si possono individuare solo delle leggere modifiche dovute all’evoluzione psicologica del soggetto stesso, esattamente come si possono notare nel tempo leggere modifiche della firma grafica di una persona qualsiasi.


Detto questo è importante capire che cosa si intende per serialità e quali possono essere i reati che definiamo seriali. Seriale è un aggettivo che deriva da serie. In genere ci si riferisce ad una serie, una successione ripetuta, o qualcosa che comunque si ripete nello stesso modo. Quello che caratterizza il criminale seriale è che la sua pulsione alla base della spinta delinquenziale non si esaurisce con un singolo atto, risolvendo un classico movente (gelosia, vedetta, rabbia, guadagno personale, ecc.), ma tende a ripetere il comportamento deviante più e più volte. Portando ad una serie di reati appunto. La serialità non è altro che espressione di una ripetitività e una compulsione, derivanti da un disagio affettivo molto grave che in genere porta ad una disgregazione di identità e di autostima, permettendo al soggetto di controllare la sua vita solo attraverso una proiezione distruttiva all’esterno. Si tratta di un bisogno di controllo, di una potenza dominante e compensatoria dove sessualità, impulsività e violenza coincidono. Tra i reati che possiamo definire seriali ci sono:

- Omicidi

- Violenze sessuali e altri reati sessuali

- Stalking e Cyberstalking

- Bullismo e Cyberbullismo

- Rapine, furti e rapimenti

- Truffe (online e non)

- Incendi dolosi

- Danneggiamenti a proprietà e/o beni pubblici

- Reati con componente predatoria

Quello che è centrale per i criminali sessuali, di ogni natura essi siano, è il senso di potere e la gratificazione che ottengono nel mettere in atto certi comportamenti, una soddisfazione che però non è infinita. Se ho fame mi metto alla ricerca di cibo, per qualche tempo soddisfo la mia fame, ma inesorabilmente tornerà prima o poi.

Un altro aspetto interessate riguarda la capacità di interrompere o meno la serie di crimini. Per semplicità parleremo di omicidi seriali, ma gli stessi concetti si potrebbero applicare a tutti gli altri criminali seriali. Fino a qualche anno fa c’era la profonda convinzione che un Serial Killer poteva smettere di colpire solo se incarcerato, morto, impedito per malattie gravi o perché aveva spostato il suo terreno di caccia. La cattura di alcuni assassini seriali, in particolare dall’inizio degli anni 2000, hanno dimostrato che invece, in alcuni casi, un Serial Killer può decidere di smettere di uccidere: Denis Rader, Lo Strangolatore BTK, catturato nel 2004, ma l’ultimo suo delitto lo aveva commesso nel 1991; Lonnie David Franklin Jr., noto come il Grim Sleeper, uccise dal 1985 al 2007 ma fu catturato nel 2010; il più recente caso di Joseph DeAngelo, il Golden State Killer, ancora in fase di giudizio ma che comunque uccise 12 vittime dal 1974 al 1986, salvo poi essere arrestato nel 2018. Questi sono solo alcuni dei casi che stanno a dimostrare come, anche se nella maggior parte dei casi non è così, anche i Serial Killer possono interrompere la serie di delitti, e questo può essere dovuto a cambiamenti importanti nella loro vita, sia da un punto di vista relazionale come un matrimonio o la nascita di un figlio, che lavorativo con un impiego che li gratifica, che sessuale con la messa in atto delle loro fantasie con partner consenzienti. È un po’ come una persona che ha un hobby, che lo aiuta a scaricare le tensioni e rilassarsi, può portarlo avanti per tutta la vita, ma può anche abbandonarlo se l’hobby è sostituito da un’attività altrettanto interessante e gratificante. Un altro aspetto interessante, che ho potuto individuare analizzando le serie delittuose di oltre 1000 Serial Killer di ogni epoca e provenienti da ogni parte del mondo, è che in molti di loro si può individuare un andamento a campana, ovvero si arriva ad un punto in cui si ha una riduzione dell’intervallo tra un delitto e l’altro con una maggiore concentrazione di delitti in un piccolo lasso di tempo, per poi scendere e diminuire la frequenza dei delitti. Questo è chiaramente visibile in quei Serial Killer che agiscono per molti anni senza essere catturati, poiché in molti casi la cattura avviene proprio nella fase crescente dell’intensità dei delitti. Un caso interessante a riguardo è quello del Green River Killer, attivo dai primi anni ’80 e individuato nella persona di Gary Leon Ridgway solo nel 2001. In questo caso Ridgway potrebbe aver continuato ad uccidere fino all’anno della sua cattura, ma riducendo drasticamente la frequenza dei suoi delitti da più di uno in un mese negli anni ’80 a uno all’anno negli anni ’90.

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©2020 di Alessandro Cariulo Psicologo Criminologo Formatore. Creato con Wix.com

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